venerdì 29 febbraio 2008

Giornali, giornalisti e lo sguardo sul mondo

Un tempo pensavo che occorresse essere vergini. Nello sguardo, nella mente, e nella volontà. Poi ho capito che non può essere. Ognuno è sempre se stesso, proprio sempre. Non si può abdicare a se stesso e al proprio sentire. E’ per questo che il giornalista non può fare a meno del proprio sarcofago di idee, del proprio armamentario ideologico. L’importante è che lasci gli interessi fuori dalla porta. Marxianamente, che divida lo spirito dal profitto. Non mi impongo di non avere idee. Anzi, a questo punto le concimo, le irroro, do loro fiato. E, montanellianamente certifico la mia appartenenza, non la nascondo. E, con Kant, dico che la realtà non esiste. Esiste la percezione che ne abbiamo. E tanto la viviamo. Allora lasciamo scorrere i principi, le idee che ci conducono e che danno fiato al nostro essere, e diamo così forma alle cose, ai fatti, e alle sensazioni che esse ci producono. Siamo spettatori e tanto attori, mai dimenticarlo. Mai abdicare al ruolo attivo del nostro respiro e del nostro vivere.

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